venerdì 15 febbraio 2013

Interessante disamina di un nostro amico di Facebook sui licenziamenti al Messaggero

I risultati della trattativa sembrano essere non solo miseri, ma paiono rappresentare il punto al quale l'azienda voleva davvero arrivare. 

La RSU sta facendo il possibile. 

Dopo aver dovuto cedere nel 2010 ai contratti di solidarietà sotto la minaccia anche allora, dei licenziamenti, non ci resterà che vedere sempre lo stesso film ogni volta. 

C'è tra i lavoratori chi biasima quella scelta, accusando la RSU di allora (che per la maggior parte dei suoi elementi è identica a quella attuale) di vigliaccheria. 

Ma costoro parlano a vanvera: la RSU di allora cercò di battersi finché è stato possibile contro i Contratti di Solidarietà.

Era già stato detto allora da qualcuno di loro, ciò che avrebbe ripetuto poi il rappresentante dei Cub, nell'Assemblea ecumenica che venne fatta quell'estate a via Buonarroti: I CONTRATTI DI SOLIDARIETA' NON SONO UN'ALTERNATIVA ALLA 223, MA SONO FIGLI DELLA STESSA LOGICA CHE LA PARTORISCE. 

Come dire, se adesso i Caltagirone danno queste spallate per imporre di forza la 223 nel contratto dei poligrafici (poiché danno la legge sul prepensionamento per spacciata), è perché questo era il loro disegno da quando hanno dato le stesse spallate per introdurre il contratto di solidarietà nei quotidiani.

Scelta che poi hanno fatto tutti.

Prima del Messaggero l'avevano applicata solo quotidiani senza quote di mercato, condannati alla chiusura dal taglio delle sovvenzioni alla stampa: cioé Terra e Liberazione. 

Ora il Messaggero l'ha introdotta nei quotidiani. Prima o poi la spunteranno pure sulla 223 (applicata fino ad ora solo in quotidiani a rischio chiusura. E quando mi si dice che il Messaggero potrebbe essere tra questi, mi chiedo se chi parla così è stupido o colluso) e si saranno fatti il loro "licenziamento facile" privato.

Altro che Fornero e articolo 18! 

(informiamo tutti poi, che questa 223 minacciata è in realtà un licenziamento selettivo mirato, mascherato da licenziamento collettivo, e non ha nulla a che vedere con le ragioni di mercato. Leggete bene voi stessi l'accordo e ve ne accorgerete

https://docs.google.com/file/d/0B9EQ-cDygK9vZks3NjBNaC1TbE0/edit )

Allora la RSU dovette cedere non per viltà, ma perché i lavoratori (e posso non essere d'accordo, ma al tempo stesso non li biasimo) chiesero di non arrivare al 75° giorno di trattativa, ma di chiudere subito l'accordo.

Quanto alla cessione del book pagine e delle foto ai giornalisti, che sarebbe il peccato originale di quella RSU, erano attività che al massimo oggi avrebbero potuto salvare 2 persone nette (4 lorde). Al massimo, cioé con molta fantasia ottimistica, dunque la cosa è tirata proprio per i capelli. Oggi quelle attività le avrebbero comunque dirottate "obtorto collo" ai giornalisti, o nel migliore dei casi ai proti.

Il problema è che al Messaggero (e mi risulta solo in questo giornale in maniera così massiccia), l'attività poligrafica è stata drasticamente ridotta con artifici pseudo-tecnologici, con l'impiego di soluzioni preconfezionate (che hanno fatto somigliare la testata a Leggo e al Free press in generale), e con le continue invasioni di campo di ben 8 proti.

I Caltagirone hanno continuamente contravvenuto ad un fondamentale dettato contrattuale: le innovazioni tecnologiche, le sperimentazioni e il miglioramento del flusso di lavoro, devono essere pensati ad ottimizzare la produzione del giornale, non a generare artificiosi esuberi.

Il Messaggero è come la FIAT: realizza prodotti che non reggono sul mercato e poi ricatta il governo e i sindacati con il licenziamento del personale. Ben prima, (assai prima della "crisi") il Messaggero è stato un giornale di proprietà di un privato, ma sovvenzionato continuamente dallo Stato con eterni piani di crisi 

( vedi qui: 

Media_http3bpblogspot_hlxch
)

E' un giornale fatto da imprenditori che pretendono che il rischio d'impresa sia ridotto a zero. 

Il CCNL è fermo, ancora una volta per attendere le sorti del Fondo Casella, e intanto le attività che stanno creandosi per produrre il giornale del futuro (Ipad, Web et similia) non sono state comprese in esso, che in compenso contiene dettagliate descrizioni dell'ADDETTO ALLE TELESCRIVENTI!!! (nel 2013! 0_0).

Ma neppure questo risolverebbe il problema: perché mentre in altri quotidiani si attua con successo l'almeno parziale coinvolgimento dei poligrafici alle nuove tecnologie, qui, come al tavolo del CCNL, si schiererebbero (e si sono schierate) le Panzer Divisionen degli Sturmtruppen dei Caltagironen, i quali saprebbero e sanno fare solo "No" con la testa (unica volta nella loro vita in cui utilizzano la testa) ad ogni proposta in tal senso.

E intanto dette attività vanno a confluire in società private create ad hoc (come CED service), con lavoratori che prendono stipendi da fame e inquadrati col contratto del commercio (tra i peggiori e i meno pieni di tutele).

In tutto questo la qualità non c'entra nulla (non gliene è mai fregato nulla) e non c'entra neppure la crisi. 

Siamo stati gli ultimi degli ultimi a rinnovare la grafica, gli ultimi degli ultimi a realizzare un sito web appena decente, ma che risulta ancora claudicante e poco aggiornato, gli ultimi degli ultimi a realizzare pagine speciali, da noi dette MACRO e contrabbandate dal DG Zanardi come fossero lo sbarco sulla Luna, mentre son solo la scoperta dell'acqua calda.

Al di là della retorica e della piaggeria di qualche poligrafico o giornalista cieco o colluso, chi frequenta il web sa qual è la verità, e lo sa dalla bocca degli utenti: il giornale non piace, e non piace neppure la sua versione Web (provate a vedere su Twitter gli spietati commenti alle video interviste della redazione).

Perfino sulla pagina FB degli Esuberi o dei Licenziati, o nei loro blog, ci sono commenti di lettori o ex lettori delusi. Tutti dicono la stessa cosa: non è più il giornale di Roma, è un giornale ad uso e consumo di una lobby politico finanziaria neppure amata o stimata.

Inutile rivangare il passato, inutile biasimare le scelte sindacali. la RSU continui così e faccia quello che si può e si deve fare, e non cada nella demagogia di chi evoca scioperi titanici o imprese dimostrative mirabolanti alla Patrick de Gayardon, se esse poi debbono partorire i topolini che già conosciamo. E soprattutto mettere a rischio il posto di lavoro di qualcuno.

Ai "giovani" (cioé a quelli che nè ora, né in futuro arriderà il destino di essere pensionati) restano poche speranze. Solo ciò che resta dei prepensionamenti potrà forse aprire per loro un futuro, con l'avvicendamento. Non è escluso che gli si imporrà in futuro di cambiare contratto, o al peggio...ma del peggio non voglio parlare.

Nessun soggetto politico o sindacale possiede la forza (o la volontà) reale di fermare questa decadenza, questo cancro che dal Messaggero si estenderà a tutto il settore.

Tuttavia è necessario lottare e stringersi attorno alla RSU, che è l'unica cosa che ci resta, che resta fra noi e i licenziamenti.

Se si deciderà di continuare gli scioperi, li continueremo, se dovremo trattare, tratteremo.

E' inutile criticare o biasimare la RSU, o metterla in difficoltà con pretese assurde o esigendo da essa gesti eroici che poi nessuno di noi è in realtà disposto poi a fare.

Lottare assieme a loro e dargli forza. Questo solo.

E quando sopraggiunge il momento della ragionevolezza, occorre esser ragionevoli.

Ricordate che nessuno di noi sarebbe capace di far di meglio, sedendosi al tavolo con quegli individui

E bando agli scoramenti, perché come diceva un saggio:

"Quello che puoi fare può essere insignificante, ma nonostante ciò, è estremamente importante che tu lo faccia."

Alla fine, se non ci saranno licenziati ( crediamo fermamente in questo), sarà comunque una vittoria!

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