lunedì 4 marzo 2013

Ultimatum Ibm a 120 manager "Stipendio ridotto o dimettetevi"

La Repubblica (DIEGO LONGHIN) 

La Repubblica - DIEGO LONGHIN 

I sindacati minacciano denunce ricorrendo all'articolo 28 La crisi tocca le sfere più alte, non solo operai e quadri E le reazioni sono identiche Prima un gruppo è stato licenziato poi la richiesta di ridurre gli stipendi tra il 10 e il 20 % 
NON accetti il taglio dello stipendio? Il tuo posto scompare».
L'ultimatum è firmato Ibm Italia ed è rivolto ad un gruppo di dirigenti: circa 120 persone, tra le sedi di Torino, Milano e Roma.
Manager che occupano posizioni in diverse divisioni della multinazionale statunitense dell'Ict e che ora sono pronti a denunciare l'azienda per comportamento antisindacale.
La prima assemblea in cui i dirigenti hanno votato di ricorrere sfruttando l'articolo 28 contro la società si è tenuta proprio sotto la Mole, nella sede di corso Orbassano 367, presente il direttore di Federmanager Torino, Roberto Granatelli.
La crisi tocca anche le sfere più alte, non solo operai e colletti bianchi.
E le reazioni, alla fine, sono identiche.
La querelle tra dirigentie azienda si trascina da più di un mese e mezzo.
Prima un gruppetto è stato lasciato a casa da un giorno all'altro, poi la proposta di un accordo e la richiesta di una sforbiciata dal 10 al 20 per cento, a seconda della posizione, recuperabile soltanto raggiungendo risultati definiti «impossibili» dai rappresentanti sindacali.
L'unica alternativa? Rimanere a casa.
Nella proposta di accordo che riporta la data del 10 maggio i termini sono molto chiari, l'Ibm parla di «periodo di difficoltà», di «costo complessivo del dirigente non più compatibile con la politica retributiva aziendale» e di «riduzione in alternativa alla soppressione del posto di lavoro».
Il tutto si deve realizzare nel giro di poche settimane.
La società vuole chiudere la partita entro il 30 giugno perché la riduzione dei salari deve scattare dal primo luglio.
Nell'intesa l'Ibm si cautela: il manager che accetta rinuncia a qualsiasi ricorso o lite.
In cambio l'Ibm verserà a ciascuno un bonus di 2 mila euro lordi.
Accordo tombale, anche se per i sindacati potrebbe essere sempre impugnabile, tanto che l'azienda punta ad un'intesa firmata anche dai rappresentanti dei dirigenti Era chiaro da fine aprile che la crisi iniziasse a toccare i piani alti della filiale italiana della multinazionale: 26 manager a casa in tutta Italia.
La situazione in Ibm ha però provocato la reazione del sindacato dei dirigente, Federmanager.
Il 25 maggio è partita una lettera ai vertici della società per chiedere «un incontro urgente sulle misure prese e sulle prospettive».
Il direttore generale del sindacato di categoria, Mario Cardoni, definisce quelle di Ibm «iniziative che hanno suscitato un senso di diffusa preoccupazione e sconcerto nell'ambito della categoria, anche dei dirigenti che non fanno parte della struttura interessata».
Federmanager è preoccupata per l'effetto domino su altre società, tanto da definire i metodi Ibm «procedure che risultano assolutamente non rispettose della dignità di un lavoratore e, in modo particolare, di persone di elevata professionalità.
Comportamenti assolutamente inaccettabilie gravi».
L'azienda non ha reagito alla lettera.
Ai primi di giugno ha dato il via ad un'altra trance di licenziamenti in tutta Italia.
Un sistema che sta portando i singoli manager a firmare la lettera proposta pur di non perdere il posto.
Poi l'assemblea della scorsa settimana a Torino, a cui ne seguiranno altre nelle altre sedi, e la richiesta di opporsi avanzata dagli stessi dirigenti.

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