lunedì 4 marzo 2013

ACEA: PICCOLI AZIONISTI, RIDURRE STIPENDI DEI MANAGER

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Venerdì 04 Maggio 2012 19:31

ACEA: PICCOLI AZIONISTI, RIDURRE STIPENDI DEI MANAGER

Scritto da  com/sdb


(AGENPARL) - Roma, 04 mag - L'Associazione ha proposto, all'Assemblea degli Azionisti Acea, di ridurre del 40% le remunerazioni dei Vertici societari e l'abolizione dei Benefits (auto blu, supercar, carte di credito, etc.), che pesano sui Bilanci aziendali per oltre 8milioni di euro. Il rappresenta del Campidoglio (51% del capoitale), ha letto una nota con cui Alemanno "ha espresso invece voto favorevole alla delibera Acea che "determina le retribuzioni dei Top managers e dei 7 Direttori strategici". Una posizione irresponsabile, rispetto ai sacrifici subiti e richiesti ai lavoratori, ai cittadini e ai pensionati (anche risparmiatori) colpiti dalla crisi. Paolo Gallo, Direttore Generale del Gruppo Acea, usufruisce di una remunerazione da re: 756 mila383 euro, superando di 135mila129,25 euro l'appannaggio di 621mila253 euro assegnato ad Antonio Manganelli, attuale Capo della Polizia. L'Associazione dei piccoli risparmiatori Acea sostiene che "Và rispettato nei fatti l'appello rivolto dal Governo Monti". Ed aggiungono: "segnaliamo alla task-force della Presidenza del Consiglio la deriva anacronistica dell'auto-assegnazione di redditi che superano da 30 a 11,5 volte (da +1000% a +3000%) lo stipendio di un lavoratore Acea (25-30mila euro all'anno). "Ridurre la forbice, oltreché salvaguardare i posti di lavoro e riconquistare la fiducia dei cittadini passa anche per la maggiore trasparenza possibile e il ridimensionamento delle remunerazioni 'elastiche' nelle ex-municipalizzate". . L'operazione trasparenza ha disvelato qualcosa, anche se non tutto. Ma, senza scomodare il presidente degli Stati Uniti Barak Obama, che gode di uno stipendio di 400 mila dollari, circa 300mila euro, è clamoroso che il Direttore della multi utility romana (ma anche delle altre società dei servizi pubblici) incassi il doppio. Per quanto riguarda la Società capitolina, l'ing. Gallo, tra l'altro, non è il solo (anche se forse, nella cifra citata, c'é anche la sua "residenza romana" pagata dall'Acea, sembra che costi intorno agli 800 euro/giorno). A ruota seguono l'Amministratore delegato Marco Staderini, che ha ricevuto 476 mila euro e il Presidente Acea Giancarlo Cremonesi con 408mila euro, quest'ultimo campione anche di doppi incarichi remunerati (Presidenze di Confservizi e della Camera di Commercio; membro di Federutility, dell'Associazione delle Camere di commercio, etc.). In Acea, poi ci sono gli appannaggi di Enrico Laghi, Presidente del Collegio dei Sindaci che -tra questo e quello- nel 2011 ha incamerato 286mila500 euro, di Corrado Gatti con 227mila500 euro e di Alberto Romano che è stato remunerato con 231mila390 euro. E non finisce qui. Ci sono anche i "7 Direttori Strategici": Giovanni Barberis Amministrazione e Finanza; Paolo Zangrillo Personale e organizzazione, (anche lui con abitazione, nei pressi del Quirinale pagata dall'Acea); Stefano Tempesta Corporate Strategy; Andrea Bossola Idrico; Francesco Sperandini Reti; Luciano Piacenti Ambiente; Sergio Agosta Energia. Un drappello che complessivamente tra fisso, premio annuale e benefits 'monetari e non monetari', costa 2milioni di euro. Nel caso specifico, disaggregando il dato, l'appannaggio, ognuno di loro ha ricevuto 289mila500 euro, cioé 11,5 volte lo stipendio dell'operaio- tipo di Acea SpA (+1000%). E' prevista anche una "buona uscita" pari a 36 mensilità dell'intera cifra percepita (basta fare una semplice moltiplicazione x 36). Probabilmente i milioni di euro (pagati) dai cittadini hanno indotto la "casta" a sentirsi "padrona" della potenza economico-sociale espressa dalle bollette e dalla garanzia di "tariffe amministrate", specialmente nel monopolio naturale dell'oro blu. Quale religione prevalga è chiaro: uccidere l'amministrazione avveduta, diligente e rivolta al futuro dei servizi pubblici indispensabili! L'egoismo, il materialismo, il liberismo e un nuovo feudalesimo si è impadronito dell'ex-gioiello del Comune di Roma. La forza del bene acqua, in particolare, sembra che si mutata in prodigio sodi aumenti (annuali), vidimati dalle Strutture Provinciali, che modificando i calcoli hanno prodotto cifre consistenti, anche in assenza di investimenti "contabilmente certi" ovvero modificando le singole voci che vanno a comporre la bolletta dei "servizi idrici integrati" (captazione, trasporto e distribuzione di acqua potabile e depurazione), esaltando -negli ultimi anni- percentualmente gli incassi di ben oltre il 70-80%. Somme peraltro che si sono aggiunte nel "montante fatturato" all'utenza, insieme alle pesanti tasse locali che nel Lazio sono a tre cifre. L'Acqua Pubblica non è mai arrivata ai livelli "fallimentari" raggiunti negli ultimi 20 anni. E malgrado i consistenti accorpamenti non sembra abbia generato i "risparmi di scala" che erano attesi. D'altra parte la moltiplicazione di "società controllate e partecipate" e con esse degli sprechi e dei super costi (non proprio giustificati) hanno alla fine depauperato le aziende ed esasperato i cittadini-utenti. Intanto i "boiardi italici", nominati nelle ex-municipalizzate (quotate in Borsa) dai Sindaci, hanno nascosto, sotto il "Tappeto della Privacy" (e sotto l'ombrello della SpA), i loro appannaggi e i privilegi che si sono attribuiti, malgrado fossero sottoposti al "controllo dell'azionista pubblico di maggioranza (51% del capitale sociale) e fossero incaricati esclusivamente a gestire i "Servizi Pubblici" (non di loro proprietà) e ad amministrare diligentemente le risorse per il "bene comune". Alcuni dati sono ormai sotto gli occhi di tutti. Per ciò occorre una "capovolgimento culturale e amministrativo", specialmente sui "monopoli naturali" o "monopoli strutturali" come nel caso delle reti di distribuzione (quali quelle elettriche), affidate e affidati con concessioni pubbliche pluriennali. Lo stato attuale e gli inesistenti controlli permettono "speculazioni inaccettabili" che in una logica sociale di mercato, inserita nel "sistema attuale di commercio globale", doveva essere costantemente super-controllata e garantita, per sviluppare meccanismi competitivi, libertà d'intrapresa e corretti e "trasparenti investimenti", indirizzati a superare le gravi criticità presenti nel nostro Paese. Insomma, bisogna cambiare pagina per dar vita a una nuova stagione politico-amministrativa che rilanci le piccole imprese, crei maestranze all'altezza e migliaia di posti di lavoro. Ridurre la drammatica "forbice reddituale" che impoverisce le classi medie e i lavoratori è possibile, ma serve un'operazione di largo respiro che metta al centro "impegno e merito" nell'opera di risanamento dei 'servizi essenziali' del nostro Paese, sconvolti da "affidamenti impropri e antieconomici" spalleggiati da una "casta inamovibile" che ha occupato i gangli vitali delle decisioni strategiche. Serve un risanamento etico per coinvolgere gli azionisti-lavoratori ed i piccoli risparmiatori che, dopo i grandi scandali finanziari e le forti speculazioni sull'economia reale, hanno bisogno solo di norme rigide che li tutelino, perché solo così potranno riavere fiducia e dispiegare la voglia (che ancora esiste) di contribuire fattivamente allo sviluppo di cui c'è tanto bisogno. Ci vuole una maggiore trasparenza, che ancora non si riscontra nei corposi bilanci. Non c'é la descrizione dell'abnorme numero di Consigli d'amministrazione del Gruppo, di dirigenti, capi e capetti, spesso privi delle conoscenze relative ai servizi da erogare, ma portati soltanto alla mungitura delle risorse, all'esaltazione degli appalti di bassa qualità per centinaia di milioni di euro, a gonfiare le spese inutili e soffocare i buoni progetti tanto indispensabili quando si tratta di acqua, energia e ambiente.

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