'NON SONO IL BURATTINAIO' MELPIGNANO SI DIFENDE
ROMA - "Non sono quel grande burattinaio della corruzione nei palazzi romani che emerge dai giornali di questi giorni". Vorrebbe tornare nell' ombra, Sergio Melpignano, il commercialista arrestato a Perugia per l' inchiesta sulle 'toghe sporche' , il riciclaggio delle tangenti Enimont e i 'trucchi' di bilancio per conto della lobby dei costruttori. Ma gli investigatori non la pensano come lui. Temono che proprio grazie alle sue amicizie potenti tenterà il tutto per tutto, e si opporrano domani all' ennesima richiesta di scarcerazione che prenderà in esame il tribunale della libertà. Non può tornare nell' ombra, Melpignano, soprattutto dopo la pubblicazione della sua fotografia sottobraccio al ministro del commercio estero Augusto Fantozzi. Gli tocca la parte che fu di Francesco Pacini Battaglia, di Sergio Cusani e di tutti gli intermediari delle più grandi tangenti d' Italia. Una parte che, a leggere le carte e a sentire gli investigatori, gli calza a pennello. Oltre ad attivarsi per avere notizie sull' inchiesta da una 'talpa' a palazzo di Giustizia, Melpignano interviene in varie e delicate vicende politico-imprenditoriali. Si fa raccomandare da Rinnovamento italiano per posti chiave di controllo di banche e ferrovie; tenta la mediazione con il proprietario de Il Messaggero Francesco Gaetano Caltagirone per salvare dalla bancarotta l' editore de Il Tempo Domenico Bonifaci, oggi in carcere; cura gli affari immobiliari di un magistrato corrotto dallo stesso Bonifaci, Orazio Savia, intestandosi ad hoc una società. Ed è lui a far transitare in un conto intestato a sua suocera una parte della maxitangente Enimont, 39 miliardi, sempre per conto di Bonifaci. Ma il ruolo di Melpignano non si limita soltanto agli incarichi per conto del costruttore-editore romano. Tra i suoi clienti ci sono personaggi eccellenti già finiti nel mirino del Ros dei carabinieri che ha disegnato, in un rapporto informativo, l' organigramma della lobby romana che ruotava attorno a Melpignano, Pacini, Bonifaci. Non a caso è lui a pagare 20 milioni al direttore della Dia Giovanni Verdicchio. "Investì per mio conto", s' è difeso Verdicchio. "Fu un prestito", ha dichiarato contraddicendolo Melpignano. Era il prezzo di un 'ammorbidimento' per indagini societarie, sospettano gli inquirenti. Ma, al di là della fama e del potere di gran parte degli illustri clienti dello studio, non ci sono per ora indagati "di primo piano", così come dicevano ieri i boatos raccolti nel capoluogo umbro. Sarebbe infatti troppo presto - dicono fonti del palazzo di Giustizia - per tirare conclusioni da certi accostamenti. I rapporti tra Melpignano e molte delle persone intercettate nel suo studio - infatti - potrebbero essere del tutto normali e professionali. Come gli incontri con l' editore de Il Messaggero Caltagirone per il salvataggio del concorrente Il Tempo.
Così come non tutte le carte sequestrate nello studio del commercialista riguardano truffe, evasioni fiscali e fondi in nero delle società. "Sono preoccupato ed amareggiato per quanto sta accadendo", s' è sfogato il tributarista con uno dei suoi avvocati umbri, Francesco Falcinelli, dello studio di Fabio Dean, già difensore di Licio Gelli. "Non è socialmente pericoloso", hanno detto ieri gli avvocati di Melpignano, e la sua condotta processuale è "obbiettivamente orientata al chiarimento dei fatti", come dimostrerebbero le sue dichiarazioni sulla proprietà della 'Promontorio' , da lui gestita per conto di Savia. All' indomani di quelle ammissioni Melpignano si chiuse però in un silenzio imbarazzato. "Era molto provato psicologicamente", dissero i suoi avvocati, che chiesero una perizia psichiatrica arrivando a ipotizzare l' esigenza di un elettroshock. Proprio ieri, però, si è saputo che la "sofferenza psicologica" del tributarista, certificata anche da un perito nominato dal Gip, non lo rende incompatibile con il regime carcerario. Martedì mattina, comunque, il tribunale della libertà riprenderà in esame la richiesta di scarcerazione presentata dai suoi difensori e da quelli del costruttore Bonifaci, mentre nel pomeriggio sarà interrogato Giovanni Verdicchio. Niente confronto con Melpignano, per il momento. A meno di colpi di scena.
Nessun commento:
Posta un commento